8 novembre 2010

Il ciclo del lino

La lavorazione del lino prevedeva che, dopo la raccolta e l'essiccazione, le piantine venissero "tostate". texture
A questo scopo un po’ in disparte dalle case veniva costruito una struttura apposita: la gramola.
Di solito, queste erano soltanto delle buche con dei muri, senza tetto. Era lì che veniva tostato e gramolato il lino, per lo più nel tardo autunno.

Altre volte la gramola era un vero e proprio edificio in cui il fuoco veniva acceso in un recinto di pietra e mantenuto vivo dalla corrente d'aria proveniente da un canale scavato nel pavimento.

Il lino veniva posto su un'apposita griglia i legno, che si vede sul lato destro della foto.
Dopo la tostature il lino andava schiacciato e sfibrato, allo scopo di ridurlo in sottili filamenti. Per questo il locale della gramola conteneva arnesi di ogni genere adatti a raspare, maciullare, sfibrare e tagliuzzare.

Da questo punto in poi tutto procedeva in maniera simile alla lavorazione della lana. Le sottili fibre di lino pettinato venivano trasformate in filato usando fuso e rocchetto oppure arcolaio a mulinello.

Il lino veniva infine tessuto ed utilizzato per impieghi di pregio nell'abbigliamento e nella biancheria di casa. La canapa, che veniva anch'essa coltivata e lavorata, aveva impieghi più rustici e veniva usata anche nella fabbricazione di corde e funi da affiancare a quelle, più tradizionali, in cuoio.

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