9 luglio 2013

Stallwies: l'antico maso autosufficiente che diventa agritur

A quota 1.953 metri, il maso Stallwies è la più alta abitazione permanente della Val Martello ed ha più di 600 anni. gli_insediamenti
Il maso Stallwies fotografato da Flavio Faganello nel 1971.
Il Bauer Eduard Stricker, che lo gestisce dal 1970.
Da 320 anni e nove generazioni la famiglia Stricker gestisce questo maso che, dopo la costruzione della strada che dal 1993 lo collega col fondovalle, è stato trasformato in agritur come è accaduto per molti altri.
E' situato ai piedi della Orgelspitze/Punta di Lasa (m 3.305) e può essere raggiunto in auto percorrendo una ripidissima e tortuosa stradina asfaltata che sale da Martell/Martello.
Gli scatti di Faganello sono rimasti fra le poche testimonianze visive degli
anni passati. A destra l'allora patriarca Bauer "Voter" xxx che aveva appena
ceduto la direzione del maso al figlio Eduard per evitare che anche lui,
come gli altri, abbandonasse il maso. Eduard è l'attuale Bauer dello Stall-
wies, ed è lui che mi ha servito lo spuntino ( luglio 2013).
Oggi è assai diverso da come lo aveva trovato Aldo Gorfer nel novembre del 1971, quando lo aveva visitato per includerlo nel suo libro-inchiesta sui contadini di montagna sudtirolesi. Ma a lui la parola: «Il maso Stallwies (Pradistalla), 1933 m, è abitato permanentemente da quattro persone. Si trova sulle pendici sudest dell'Orgelspitze (3304 m), nell'alta val Martello (sponda sinistra del torrente Plima), nel gruppo dell'Ortles-Cevedale. La sua estensione è di circa 7 ettari di campi e di pascoli e si trova all'estremo 
L'edificio di abitazione è stato ristrutturato e sopraelevato di un piano. Il
piano terra ospita i locali del bar e la sala da pranzo. Sono spariti i 15 gra-
dini della scala in legno che portava al primo piano, dove c'era l'ingresso.
La famiglia Stricker che tutt'ora gestisce il maso. Bauer Eduard è quello con
il cappello. Sullo sfondo l'abitazione-agritur appena ristrutturata.
limite della coltivazione dei cereali e presso il limite della vegetazione arborea che si spinge fino a quote
vicine ai 2200 metri.

Dal 1956 è fornito anche di energia elettrica ed è raggiungibile dal rifugio Waldheim. Sulla strada provinciale della val Martello, poco prima del bacino di Gioveretto, in ore 1-1,30 di cattivo sentiero. [...] Lo Stallwies è basso, largo nell'altipiano presso il bosco. Ma il bosco non è che una fascia. Poi il pascolo riprende il sopravvento fino al ghiacciaio. Siamo a quota 1933. Lo informa la scritta sull'intonaco bianco presso i quindici gradini che portano all'ingresso. [...] L'abitazione era allora [in origine, NdT] interamente in legno. E così la stalla e il fienile. L'abitazione aveva soltanto due stanze, una grande e una piccola e dalla cucina si vedeva il tetto.
Questa cartolina mostra l'abitazione negli anni compresi fra la costruzione
della strada (1993) e i giorni nostri. Dall'abitazione è già sparita la scala
che serviva l'ingresso al primo piano ma non è ancora stato aggiunto il
piano mansardato. Mancano inoltre diversi edifici agricoli e di servizio,
oggi presenti in quantità.
I fabbricati attuali [1971, NdT] sono dello scorso secolo: fienile e stalla del 1857, residenza del 1864. I vecchi tronchi della primitiva residenza furono usufruiti per la nuova stalla.
In realtà lo Stallwies, come del resto tutti gli altri masi, è di origine medievale. Il Bauer Eduard ne conosce la data precisa: 1332. Aggiunge che l'atto di fondazione si trova scritto in una "cronaca" custodita nella canonica di Gand e che i pionieri furono alcuni "schiavi" fuggiti dallo sfruttamento dei conti di Venosta. [...] Gli uomini sono venuti su a tagliare gli alberi, a fare campi e prati. Lavoravano con attrezzi primitivi: pezzi di ferro tagliante fissati in robusti manici. Poi fecero il molino dello Stallwieser mühle e i contadini dei quattro masi vicino si misero d'accordo per usarlo a vicenda. [...] la vita dei masi di montagna era poggiata su quello che rendevano la terra, la stalla e la caccia. La caccia era tempo libero e necessità. La marmotta, a esempio, era indispensabile. Il suo grasso era (come lo è) considerato medicinale per i malanni reumatici e traumatici. [...] Poi il Voter Luis disse: "Oggi la vita è molto più bella rispetto ai tempi in cui ero ragazzo. Una volta [prima dell'installazione di una teleferica, NdT] si andava a Coldrano a vendere e comperare le merci. Si portava tutto a spalla. Da qui a laggiù, e viceversa. Cinque ore di cammino. Molte, molte volte vi ho portato la farina e sono venuto su con il sale [il maso era dotato di mulino, NdT]. [...] Dei loro sei figli uno solo, Eduard, è rimasto al maso. Gli altri se ne sono andati o stanno per andarsene», così Gorfer concludeva il resoconto sullo Stallwies.
Molti anni più tardi, nel 2008, altri due visitatori interessati all'antica civiltà contadina giunsero al vecchio maso.
Francesco Bocchetti e Gianni Zotta lasciarono anch'essi un resoconto dal quale riporto ampi stralci:
Il mulino dello Stallwies in una foto del 1971.
«Il maso, che ha davanti un grande prato pianeggiante, si trova in magnifica posizione, ai limiti di un bosco di larici e abeti. Il maso è stato ristrutturato di recente e si compone di due edifici, uno adibito a stalla e uno con l’abitazione ed il ristorante. Gli edifici attuali sono stati realizzati tra il 1855 ed il 1865, ma le origini del maso risalgono al medioevo. La presenza è documentata dal 1332. Si trova a monte di maso Löcher, a circa un chilometro di distanza. [...] Il vecchio Bauer è titolare del maso dal 1970. Assieme ai figli, ha messo in piedi un’attività ben strutturata. Ciascuno ha i suoi compiti: il figlio maggiore si occupa principalmente della campagna, il minore del ristorante, il padre unisce e coordina le due anime del maso. [...] lasciarono anch'essi un resoconto, dal quale riporto ampi stralci: Accanto ai trofei, appeso alla parete, c’è un cartiglio incorniciato che racconta la storia del maso. Il nome Stallwies, stando al documento esposto, risale al 1332 e da allora il maso è stato trasmesso intatto da un proprietario all’altro per via ereditaria. Dal 1688 tutti i proprietari hanno il medesimo cognome: Stricker. Il foglio, di cui sono disponibili anche delle fotocopie tradotte in italiano, è come una patente di nobiltà di questo maso, posto a 1933 metri sul livello del mare, il più alto tra quelli che abbiamo visitato. Il foglio riporta anche l’esatta consistenza del maso che comprende due edifici – abitazione e stalla con fienile – e una quota pari ad un quarto di un mulino per la macina dei cereali. Il mulino 
Luglio 2013: lasciando lo Stallwies in automobile. Sullo sfondo
si intravvedono le nevi e i ghiacci del Cevedale.
Il tracciato della strada che nel 1993 ha tolto i masi alti della Val Martello dal
loro isolamento inizia dal paese e termina proprio allo Stallwies Hof.

c’è ancora nel lariceto rado che precede il maso, ma non è più utilizzato. [...] Secondo l’antico testo, i terreni del maso includevano complessivamente 129 Klafter di orto, 6038 di prato, 766 di seminativi e 1000 di terreni improduttivi. Il Klafter è un’antica misura di capacità. Come spesso capita nelle società contadine, vi è una corrispondenza tra le misure di capacità e quelle di superficie, per cui un Klafter oltre ad essere una certa misura – per esempio – di grano, corrisponde anche alla superficie necessaria per produrre quella stessa quantità di grano. Poiché la produttività dei terreni cambia a seconda di un’infinità di fattori, tra cui l’altitudine, l’esposizione, la qualità del terreno e il tipo di coltura, non esiste un’unica misura di superficie corrispondente al Klafter. Ogni area del Sudtirolo ha un suo proprio sistema di misure, che possono variare anche di molto. Nel nostro caso un Klafter corrisponde a circa 1,9 metri quadri, cosicché si può calcolare la superficie complessiva dellaparticella catastale, che arriva a poco più di 1,5 ettari, di cui solo un decimo adatti ai seminativi, in pratica solo lo spazio antistante la casa. Oggi con meno di tre ettari non si può nemmeno parlare di azienda agricola. [...] Oltre alle magre rese, agli inverni gelidi, alle estati brevi e intense, al tanto lavoro per un risultato che al massimo era la garanzia di sopravvivere, c’erano anche le tasse da versare: 350 fiorini e 55 corone alla chiesa e 7 corone allo stato. Difficilmente i contadini di montagna disponevano di somme in denaro ed allora le tasse erano convertite in natura sotto forma di pani di burro, cataste di legna e Klafter di segale, orzo o avena. Il 

La cartografia IGM 1:25.000 riporta i ancora i vecchi sentieri di collegamento.
In blu quello che partiva dal Waldheim e saliva al maso Stallwies passando
per il maso Hochegg (rispettivamente Casa nel Bosco, Dossalto e Pradi-
stalla nelle versioni italianizzate da Ettore Tolomei gurante il fascismo).
Klafter con cui si pagava, però, non era lo stesso con cui si era pagati, bensì l’Herrenklafter, il “Klafter dei signori”, più capiente di quello della povera gente. [...] Tutto il maso è un miscuglio di antico e nuovo: c’è la pergamena che cita l’antico mulino in disarmo, costruito nel bosco rado vicino al grande prato in posizione adatta per sfruttare l’energia dell’acqua incanalata in un waal ligneo, e c’è anche il suo modello in scala funzionante nel giardino vicino all’antica cantina oggi ristorante, in posizione adatta per essere ammirato dai visitatori assetati di curiosità. Sulle pareti esterne della Futterhaus ci sono esposte le corna delle capre macellate nei decenni passati, mentre attorno al maso pascolano, con le loro grandi corna riquadre, delle vacche scozzesi di razza Highlander. [...] Il vecchio Bauer Eduard, trent’anni fa temeva che il maso non sarebbe riuscito a sopravvivere, confidava nella costruzione della strada, forse sperava per i suoi figli un futuro in montagna, e magari al massimo sarebbe forse riuscito a sognare visitatori e ristoranti. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi ad allevare delle bestie solo per farle vedere ai turisti. Il trionfo dell’immateriale. Ciò che conta in questa mucca 
rossiccia e pelosissima del terzo millennio non sono la carne, il latte, la capacità di lavorare, ma piuttosto è l’immagine della mucca, la possibilità di vedere, avvicinare, ammirare e fantasticare su questo esotico animale. Ecco il postmoderno, altro che pagina web…»
Sono passati altri cinque anni ed gli edifici del maso sono diventati tre: l'abitazione è stata innalzata di un piano e l'ingresso spostato al piano terra, la stalla è ora col piano terra in pietra pietra col soprastante fienile in legno ed un edificio agricolo tutto in legno. Non mi è ben chiara la situazione precedente ma comunque della situazione descritta dal Gorfer è rimasto ben poco. Il Bauer non sembra in grado di frenare le spinte che arrivano dal fondovalle e cede a mode e stili che sembrano voler dimenticare il passato, quello stesso passato che continua ad attirare l'attenzione di mezza Europa.

Nessun commento:

Posta un commento