28 ottobre 2014

La Fucina Cristofori a Grumes

Una fucina novecentesca mossa dalla forza dell'acqua.
la fucina del fabbro
Gli edifici sono due: la "fosina vecia" di sopra e la "fosina nova" di sotto. In origine
infatti  la fucina era posta nell'edificio superiore, che risale al 1910. Quello inferiore,
dove venne poi trasferita la fucina, è successivo alla prima  guerra mondiale. Sulla
sinistra le due "docce", ossia i due canali di adduzione dell'acqua, uno per ciascuna
ruota. Si vede anche la colonna verticale della pompa d'aria. Il sito fa parte del
Sentiero dei Vecchi Mestieri ed è stato risistemato nel 2007.
Questa officina non ha radici medioevali ma  è di origine relativamente recente, è stata costruita quando la Rivoluzione Industriale era già a buon punto anche in Italia, la ferrovia del Brennero era in funzione fin dal 1867, la Trento Malè venne inaugurata nel 1909 mentre già nel 1898 erano stati creati i primi Consorzi Elettrici per la costruzione di centrali idroelettriche a Cavedine e a Condino.
la forgia del fabbro
L'ampia forgia a due fuochi. Di dimensioni ragguardevoli, permetteva di tenere in
lavorazione più pezzi contemporaneamente. La ventilazione della fiamma veniva
assicurata da una "pompa d'aria" situata all'esterno e azionata dall'acqua.
Ma gli antichi metodi di sfruttamento della forza dell'acqua continuavano a rimanere vitali, a maggior ragione nelle zone più periferiche e economicamente
marginali come la Val di Cembra.
Il sito è posto in una stretta e piccola valle tributaria dell'Avisio, fra Grumes e Grauno. Il rio che vi scorreva era povero d'acqua, ma ciononostante erano ben 17 i piccoli opifici idraulici compresi fra l'abitato di Grauno e la confluenza nell'Avisio: mulini, segherie e fucine.
Rimase in attività fino agli anni Cinquanta.
la bottega del fabbro
Attrezzi vari sul grande tavolo da lavoro. Il locale è ben illuminato e arieggiato.
I meccanismi dell'opificio sono tutti mossi dalla forza dell'acqua: una coppia di ruote idrauliche e una pompa d'aria.
il maglio idraulico
Una vista d'insieme del luogo di lavoro del fabbro. L'attrezzatura più importante era
senz'altro il maglio idraulico visibile in primo piano..
Delle due ruote la più grande metteva in azione il maglio e la seconda, molto più piccola, faceva girare la grande mola circolare in pietra usata per rifinire i pezzi in lavorazione e per affilare le superfici di taglio degli attrezzi da campagna prodotti.
Entrambe le ruote (o "gore") sono del tipo "a cassetti", vengono cioè alimentate dall'acqua che proviene da sopra per semplice caduta. L'alimentazione dall'alto, che sfrutta il peso dell'acqua, è stata adottata per compensare la scarsa portata del Rio Molini.
La pompa d'aria alimenta il
mantice, necessario per tenere vivo il fuoco di carbone della grande forgia. Il risucchio dell'acqua in caduta libera all'interno di un condotto verticale veniva sfruttato per provocare la corrente d'aria necessaria.
il maglio idraulico
Il maglio idraulico era azionato da un albero con quattro camme,  cui corrispondevano
quattro colpi al giro. L'albero era solidale alla più grande delle due ruote idrauliche.
Tutte e tre queste macchine venivano comandate da una serie di leveraggi e rinvii in ferro che consentivano di azionare le due ruote
idrauliche senza uscire dal locale di lavoro. Peri tempi si trattava di una forma di automazione molto moderna, che differenziava questo
piccolo opificio dalla semplice bottega del fabbro medioevale.
La forgia è a due fuochi, molto grande e perciò in grado di portare al calor bianco più pezzi contemporaneamente.
A fianco della forgia c'è un grande banco da lavoro e di fronte stanno gli strumenti di lavoro più importanti per il fabbro: il maglio, la coppia incudine-martello, la troncatrice a leva e la mola.

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