22 maggio 2015

Il bottaio

Nei tempi andati si faceva largo uso di contenitori in legno sia aperti (mastelle, secchi, tini) sia chiusi e a tenuta stagna (botti e barili).
L'eredità dei mastri bottai medioevali è oggi portata avanti da ditte specializzate.
Il proverbio "un colpo al cerchio ed un altro alla botte" allude alla precisione con
cui i mastri bottai dovevano contemporaneamente sistemare le doghe ed arcuare
il cerchione metallico di sostegno (foto liberamente tratte dal web).
Nelle città esistevano fin dal medioevo artigiani specializzati nella fabbricazione delle botti. Erano organizzati in gilde, corporazioni di categoria che regolavano l'accesso alla professione, stabilivano condizioni di lavoro, fissavano prezzi e tariffe degli artigiani che ne facevano parte. Le gilde non solo partecipavano direttamente alla vita politica cittadina ma ne erano anche uno dei soggetti più importanti e influenti.
In senso orario: la postazione di lavoro usata per realizzare le doghe che poi
venivano assemblate e fissate con cerchiature in ferro; una botte per il trasporto
del vino; un'altra per il trasporto di liquidi; botti e recipienti di diverse dimen-
sioni. In basso a sx una raccolta di recipienti in legno. Spesso i contadini erano
in grado di realizzare autonomamente mastelli, secchi e piccole botti. Oppure
esercitavano part-time l'arte del bottaio, come lavoro stagionale o comunque
per integrare il reddito.
Spesso le loro botteghe si aprivano in vie e zone determinate e di questa abitudine è rimasta traccia nella toponomastica cittadina: a Trento esiste una Via delle Orne (botti), a Bolzano una Via dei Bottai, etc.

In genere i listelli per la costruzione delle doghe erano ricavati da legno di quercia stagionato, scelto per la sua alta resistenza ed per la facilità con cui si lascia lavorare a spacco, lavorazione che consente di mantenere le fibre intere. Ma venivano realizzate anche botti costruite con noce o castagno.
La stagionatura è necessaria soprattutto per non far gonfiare il legno a contatto con il liquido.
Durante la costruzione della botte si effettua anche una operazione di riscaldamento delle doghe, che serve non solo per facilitare la flessibilità e la piegatura del legno, ma anche per eliminare i profumi più "verdi" del legno, a favore di aromi volatili come aldeidi ed acido gallico.
Una volta formato il corpo laterale questo viene cinto con robusti cerchi di ferro. La botte viene completata assemblando al corpo laterale i dischi di chiusura. Gli antichi strumenti del bottaio sono esposti su di un tavolo da lavoro del 1800.
Vi sono asce di acciaio per la lavorazione delle doghe, pialle, trivelle di varie misure, graffietti per segnare i punti di incisione, trapani per incisioni, uno speciale martello per assestare i cerchi di ferro e un resinatore. Quest'ultimo attrezzo veniva utilizzato per incidere il fondo della botte in corrispondenza dell'incisione praticata nella parte superiore interna della doghe e permettere un perfetto assemblaggio tra il corpo della botte e il fondo della stessa.

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