6 novembre 2016

Oggi si direbbe "vendita diretta": l'antico Buschenschank austriaco e l'Osmica slovena.

Nel 1784 l'imperatore austriaco Giuseppe II autorizzò i contadini a vendere per otto giorni senza imposte i loro prodotti, a partire dal vino. Veniva così riconosciuta e regolamentata l'antica usanza chiamata Buschenschank in Tirolo e Carinzia oppure Osmica nel Carso triestino e nell'Istria slovena (a Vienna era chiamata Heuriger). Buschenschank, cioè osteria contadina. Il nome trae origine dai Buschen,
osmiza buschenschank
Il maso abilitato alla vendita diretta era il Buschenschank e il vino nuovo era chia-
mato Nuie, nel senso di "Neuer Wein" (noi oggi diremmo "novello"). In tedesco il
mosto era detto Süßer, cioè più dolce, in quanto più dolce del vino. E a Vienna il
termine Heuriger definiva non solo il locale ma anche il vino novello, non ancora
invecchiato. In Friuli e in Slovenia l'usanza prende un nome slavo: osmica, che
traslata nel dialetto locale suona "osmiza".
...quella locanda medioevale riconoscibile da una frasca verde, detta Busche, che veniva appesa alla porta d'ingresso per segnalare al viandante che la porta era aperta per l'ospite.
Questa usanza sopravvive anche in Friuli e Slovenia: la osmiza (in sloveno osmica) non fa sempli-cemente parte del folklore locale: l'osmiza è attiva, conosciuta e fre-quentata dalla gente del posto.
A Trieste "andar per frasche" significa appunto andare a bere il vino nelle osmize. Il termine deriva dallo slavo osem (otto) ed allude agli otto giorni esentasse originari.

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