Dopo la scrematura, che separava la panna dal latte la panna e l'avviava alla lavorazione del burro, il latte veniva spostato nella calgèra, il grande paiolo in rame piazzato sopra la foghèra, il grosso focolare.
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Il dettaglio delle operazioni poteva variare sensibilmente in funzione del tipo di for- aggio che si intendeva ottenere, ma la sequenza di base rimaneva fissa così come simili, se non identici, erano le attrezzature e gli strumenti impiegati. In bianco- nero la squadra dei malghesi di Malga Montalon (Lagorai) negli anni del dopoguerra. |
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La produzione dei formaggi di malga seguiva le stesse regole-base un po' dappertutto: il locale di lavorazione di Malga Miesnotta di Sopra (Lagorai) e quello di stagionatura a Malga Costa (Altissimo di Nago); un piatto con formaggio fresco e stagionato pro- venienti dalle malghe di masi venostani. Ai formaggi vaccini si affiancavano anche quelli di origine ovina. |
Immergendovi il braccio, il casèro valutava la temperatura. Attorno ai 32-37° la calgèra veniva spostata dal fuoco mediante la mussa (il sostegno girevole in travetti di legno) e vi veniva aggiunto il conàgio (il caglio) che per tempo era stato diluito con un po' di latte in un piatto di legno (smarzarina).
👉Dopo una mezzora il casaro iniziava a lavorare la tenza (cagliata) fendendola con la tarélo, trasformandola così in tosèla (cagliata ridotta in poltiglia).
👉Dopo una mezzora il casaro iniziava a lavorare la tenza (cagliata) fendendola con la tarélo, trasformandola così in tosèla (cagliata ridotta in poltiglia).
👉A questo punto la calgèra veniva riposizionata sulla foghèra e la tosèla veniva ricotta alla temperatura e nei tempi voluti avendo cura di rimescolarla col raspo, rudimentale attrezzo in legno. La cottura trasformava i grumi della tosèla rendendoli più ruvidi e pesanti e conferendo loro una tinta giallo paglierino.
👉Allontanata nuovamente il grande paiolo dal fuoco, si aspettava che i grumi precipitassero sul fondo compattandosi. Poi, con le braccia immerse nel siero, riuniva la tosèla e usando uno spago la tagliava in pezzi che, avvolti in pezze di tela di canapa, venivano stretti dalle fassère (fasce circolari in legno curvato) e deposti sulla sgozzarola (ripiano inclinato).
👉Allontanata nuovamente il grande paiolo dal fuoco, si aspettava che i grumi precipitassero sul fondo compattandosi. Poi, con le braccia immerse nel siero, riuniva la tosèla e usando uno spago la tagliava in pezzi che, avvolti in pezze di tela di canapa, venivano stretti dalle fassère (fasce circolari in legno curvato) e deposti sulla sgozzarola (ripiano inclinato).
👉Su questo tavolo inclinato il formài finiva di gocciolare; il casèro lo rivoltava più volte e dopo un paio di giorni completava la lavorazione con la salatura a secco. Le forme venivano poi sistemate sulle breghe, assi orizzontali disposte nel caserìn, cioè nel locale fresco e arieggiato destinato alla maturazione del formaggio.
Nota: il testo è basato sulle didascalie della mostra fotografica itinerante "Vita di malga" a cura dei comuni di Bieno, Ivano Fracena, Samone, Scurelle, Spera, Strigno e Villa Agnedo nell'estate/autunno 2002. La mostra era stata dotata di un catalogo che è ora liberamente consultabile in rete.
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