21 settembre 2016

La Weinlese (ossia la vendemmia, com'era chiamata nei fondovalle atesini)

Tra il fondovalle e gli insediamenti d'alta montagna c'era un fitta rete commerciale che portava il vino fino alle osterie e ai masi situati nei luoghi più impervi.
Weinlese vendemmia St.Magdalener
Naturalmente tutto il lavoro era fatto a mano, talvolta in condizioni che ricordano la dura fatica dei contadini delle Cinqueterre liguri. A sinistra: vigneti sui colli attorno a Sankta Magdalena, a Bolzano, dai quali si ricava ancor oggi il celebrato St. Magdalerner, una Schiava protetta dal marchio DOC. A destra: operazioni di vinificazione al grosso maso di fondovalle Mauracher Hof, tutt'ora esistente alla periferia Nord di Bolzano.
Weinlese vendemmia St.Magdalener
La Weinlese o Traubenlese o anche Weinernte (vendemmia) ieri e l'altro ieri. Per tut-
to il Novecento i vigneti erano coltivati a pergola perchè l'obiettivo era quello di pro-
durre più uva possibile. Solo recentemente gli impianti sono stati sostituiti con quelli
a spalliera, verticali e più soleggiati, che a fronte di una produzione minore garanti-
scono però una qualità più elevata.
Nelle osterie di montagna si faceva un gran consumo di vino e grappa.
Ma - come si sa - la vigna cresce solo ad altitudini modeste e perciò gli alcoolici (assai apprezzati du-rante le lunghe notti dei lunghi mesi invernali) dovevano essere im-portati dal fondovalle.
Lungo l'asta dell'Adige le cantine abbondavano e gli impianti a vigna risalivano anche lungo i versanti solatii contribuendo a rendere inconfondibile il paesaggio atesino.
Nel Medioevo i “vini di Botzen” erano molto apprezzati dai monasteri e dai nobili della Germania meridionale, che possedevano gran parte dei vigneti attorno a Bolzano. Nei secoli seguenti, quando i masi vitivinicoli divennero più autonomi, i vini provenienti dall'odierna zona del Santa Maddalena venivano definiti come pregiatissimi vini del “Tirolo meridionale”.

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